mercoledì 19 luglio 2017

La battaglia della Meloria

La battaglia della Meloria sancisce la definitiva sconfitta di Pisa e il conseguente predominio marittimo della città di Genova.
Data 6 agosto 1284
Luogo presso le secche della Meloria (al largo di Livorno)
Esito Decisiva vittoria genovese
Schieramenti
Flag of Genoa.svg Flotta genovese Bandiera repubblica di Pisa.png Flotta pisana
Comandanti
Effettivi
Perdite
sconosciute 5000-6000 morti, 11000 prigionieri, circa 50 galee affondate o catturate
Torre della Meloria luogo della Battaglia

I rapporti tra Genovesi e Pisani non erano mai stati idilliaci e non c'era occasione per provocare piccoli scontri che spesso si tramutavano in violente battaglie. Nel 1282, il pretesto arrivò da un certo Simoncello Giudice di Cinarca, un Corso battuto dai Genovesi nelle acque antistanti l'isola, che dopo la sconfitta si rifugiò a Pisa sostenendo di essere stato attaccato impunemente e senza motivo dalle galee di Genova.
I Pisani si prepararono alla battaglia con un odio feroce verso i Genovesi, dicendo che "in mare li aveano come femmine e in ogni parte li soperchiavano".
Anche i Genovesi si prepararono alla guerra. A Sampierdarena furono allestite cinquanta galee, tutte le navi in navigazione furono allertate per lo stato di guerra e a tutti gli uomini fu ordinato di
non lasciare la città. Le battaglie navali cominciarono a susseguirsi a ritmo frenetico: un po' l'una, un po' l'altra fazione riusciva a vincere lo scontro, ma nessuna delle due aveva mai il sopravvento.
Ma nel 1284 i Pisani cominciarono a subire sonore sconfitte. Le galee genovesi affondavano quelle avversarie e facevano prigionieri a migliaia. Si dice addirittura che, ad un certo punto del conflitto, Genova offrisse i prigionieri pisani in cambio di cipolle!
Il 6 Agosto 1284, avvenne lo scontro fatale, ecco come lo racconta Michelangelo Dolcino, nel suo libro "Storia di Genova nei secoli": "I combattimenti furono subito convulsi, sanguinosissimi. I Pisani si batterono con eccezionale accanimento, confidando nella superiorità numerica; ma quando il vigore cominciò ad essere offuscato dalla fatica, emersero dalla Meloria, dal riparo della punta di Montenero, i legni sin'allora risparmiati dello Zaccaria. I Pisani raddoppiarono a quella vista gli sforzi disperati, tuttavia la loro sorte era segnata. Con vero eroismo difesero la galea ammiraglia, ma alla fine l'insegna del Morosini veniva strappata. Dovunque cadaveri, feriti urlanti, vinti dibattentisi nei flutti; e quanti tentavano di inerpicarsi sulle fiancate delle galee, venivano finiti a colpi di remo. Cinquemila persone, fu calcolato, complessivamente persero la vita. Soltanto venti unità pisane si salvarono: quelle che il Conte Ugolino, cogliendo l'ultima possibilità, fece riparare a Pisa. La sconfitta non poteva essere più completa. Morosini stesso, «turpemente ferito nel volto» - come narrano gli «Annali» - finì prigioniero di Oberto Doria: uno dei novemila che verranno condotti a Genova, assieme a ventinove galee. La battaglia s'era svolta il 6 agosto: il giorno di San Sisto, protettore di Pisa. Quel giorno non si svolse laggiù la celebrazione dell'anniversario di Mehdia; a Genova, in compenso - leggiamo nel Giustiniani - fu ordinato «che si portasse ogni anno il sei agosto per li rettori della città e per il popolo un pallio di broccato d'oro con l'offerta di cera alla chiesa di San Sisto».
Fu quello lo scontro navale più importante del Medio Evo e il punto decisivo a favore dei Genovesi nella guerra con Pisa, anche se ancora per molti anni si continuò a guerreggiare nelle acque del Mediterraneo. La pace venne firmata nel 1288, con condizioni durissime per Pisa. La città toscana doveva rinunciare alla Corsica, ai possedimenti in Sardegna, alla colonia di San Giovanni d'Acri e inoltre dovevano versare un'indennità enorme per la quale venne ceduta in garanzia l'isola d'Elba. I pisani però non tennero fede agli impegni presi e decretarono la loro fine obbligando i Genovesi ad attaccare la loro città nel 1290. I Genovesi via mare arrivarono a Porto Pisano, mentre i loro alleati lucchesi arrivavano via terra: per Pisa fu una tragedia. L'ultimo capitolo della storia di una gloriosa repubblica marinara.

Il cosiddetto “Altorilievo di Portoria” raffigurante Porto Pisano con le catene che ne chiudono l’imboccatura - Per gentile concessione: Antonio Figari (isegretideivicolidigenova.com)
Le Secche della Meloria sono famose per la celebre battaglia navale che si svolse nelle loro vicinanze il 6 Agosto del 1284 tra la flotta della Repubblica di Genova e quella della Repubblica di Pisa. La battaglia fu vinta dai Genovesi e la sconfitta dette inizio al lento declino di Pisa come potenza marinara e sancì il predominio genovese sulle acque del Mediterraneo.
Particolare dell’“Altorilievo di Portoria”: le catene che chiudono l’imboccatura di Porto Pisano - Per gentile concessione: Antonio Figari (isegretideivicolidigenova.com)
Lo scontro venne scatenato alcuni giorni prima da un attacco dei pisani mentre buona parte della flotta genovese era occupata in Sardegna, terra di cui le due città si contendevano il dominio. In quel contesto Benedetto Zaccaria riuscì a mettere in fuga i pisani con l’astuzia: infatti, trovandosi in netta inferiorità numerica di navi, retrocesse verso le coste ligure dove però i toscani trovarono altre 68 galee a difendere la città. Prima di ritirarsi la flotta pisana scagliò una pioggia di frecce argentate in segno di sfida. La risposta arrivò il 6 agosto, proprio il giorno in cui si festeggiava il Santo Patrono di San Sisto nella città pisana.
Si narra che durante la cerimonia per la benedizione delle navi, il bastone con la croce d’argento dell’Arcivescovo si sia spezzato: nessuno però fece caso al segnale premonitore in quanto San Sisto era l’anniversario di una trentina di passate vittorie nella storia della Repubblica.
Bassorilievo posto sulla Cattedrale raffigurante due galee che escono da (forse) Porto Pisano, vedi nota [2] - Foto: Akensoft
Per la flotta ligure si distinguevano due schieramenti principali: le 63 galee guidate Oberto Doria, pronte all’attacco diretto, mentre un gruppo di altre 30 navi erano guidate da Zaccaria e rimasero in disparte[1] per cogliere di sorpresa i pisani. Questi ultimi erano guidati dal Podestà Morosini da Venezia e dal Conte Ugolino della Gherardesca.
Forti di una superiorità di ben 9 navi rispetto alle 63 della flotta genovese (escluse quelle che si erano nascoste), i pisani decisero di uscire dal porto per rispondere all’attacco.
Le tecniche di guerra del tempo erano quelle di scagliarsi contro qualsiasi tipo di munizione e oggetto lesivo come pece bollente o calce viva, mentre si tentava l’abbordaggio delle navi dopo averle speronate col rostro di cui le galee erano munite. Gli scontri erano molto irruenti e sanguinosi.
 Bassorilievo posto sulla Torre pendente raffigurante due galee che entrano in (forse) Porto Pisano, vedi nota [2] - Foto: Akensoft
Dopo qualche ora di conflitto arrivarono le altre 30 navi genovesi, finora nascoste, per dare il colpo di grazia ai toscani. In particolare, con un filo teso tra due navi, venne tranciato l’albero dell’ammiraglia per cui l’insegna dei Morosini fu strappata.
Le uniche navi che si salvarono furono quelle comandate dal Conte Ugolino della Gherardesca che fu anche accusato di tradimento e abbandono della battaglia.
I morti in battaglia furono cinquemila, mentre i prigionieri furono circa diecimila tra cui il Podestà stesso e il celebre Rustichello che aiutò Marco Polo a scrivere “Il Milione”, che furono portati nel quartiere genovese che prese il nome di Campopisano: “Andate a Genova, se volete veder Pisa”, si diceva dopo quella battaglia. Dopo 13 anni di grandi sofferenze i superstiti vennero liberati. Dei circa diecimila prigionieri portati a Genova, solo un migliaio circa tornò in patria. Il toponimo Campo Pisano identifica tuttora una zona di Genova vicina al porto.
title="Pisa, Camposanto Monumentale. Le catene di Porto Pisano restituite da Firenze (a sinistra) e da Genova (a destra) - Per gentile concessione: Franco Bampi (francobampi.it)"

La pace venne firmata dalla Repubblica di Pisa soltanto nel 1288 con condizioni pesantissime, tra cui la rinuncia alla Corsica. Pisa rispettò parzialmente questo trattato di pace, tanto che Genova nel 1290 distrusse il Porto Pisano. La grande catena posta a protezione dell’ingresso del porto di Pisa fu portata a Genova, spezzata in varie parti che furono appese a Porta Soprana e in varie chiese e palazzi della città. Furono restituite a Pisa solo il 22 Aprile 1860 e da allora sono conservate nel Camposanto Monumentale. Parti di queste catene furono donate dopo la presa dai Genovesi ai Fiorentini, anche loro nemici dei Pisani, e furono restituite a Pisa nel 1848. Anche queste catene sono esposte nel Camposanto Monumentale, accanto a quelle restituite dai Genovesi. L’anello della catena conservato a Moneglia (GE) non fu restituito ed è tuttora conservato all’esterno della chiesa di Santa Croce.
L’anello della catena di Porto Pisano ancora visibile sulla facciata della chiesa di Santa Croce a Moneglia (GE) - Per gentile concessione: Franco Bampi (francobampi.it)Nonostante la pesante sconfitta subita gli scontri tra Genova e Pisa continuarono ancora per anni.
La battaglia della Meloria segnò l’inizio del declino di Pisa come potenza marinara che culminò con la perdita della Sardegna pisana a favore degli Aragonesi nel 1324. Perso il potere sul mare, la Repubblica iniziò a consolidare quello terrestre, mantenendo la sua indipendenza e il dominio della costa toscana e oltre fino al 1406, quando fu conquistata per la prima volta dalla Repubblica fiorentina. Ma questa è un’altra storia...

[1] Non è ancora del tutto chiaro dove si fossero nascoste le 30 navi guidate da Zaccaria. Le ipotesi più ricorrenti sono quelle che si trovassero dietro lo Scoglio della Meloria oppure all’interno di una insenatura della frastagliata costa livornese. La prima ipotesi è poco credibile se pensiamo alla Meloria come l’insieme di scogli semi affioranti dall’acqua che vediamo adesso ma potrebbe avere maggior credito se, come risulta dalle testimonianze di autori antichi quali Plinio, Tolomeo e Namaziano, la Meloria nell’antichità fosse stata un’isola (non sappiamo quanto grande) di fronte alla costa livornese. Si può quindi ragionevolmente pensare che anche all’epoca della battaglia quest’isola esistesse ancora, anche se non conosciamo la sua superficie, e che possa aver nascosto alla vista pisana le navi genovesi.

[2] Riguardo i bassorilievi posti in Piazza del Duomo, uno è posto accanto a una finestra dell’abside sud della Cattedrale. È posto in verticale e in questa pagina la foto è stata ruotata per una migliore visualizzazione. Quello della Torre è posto alla destra della porta d’ingresso. Quello della Cattedrale rappresenta due galee che sembrano allontanarsi dalla costruzione centrale. Quello della Torre mostra due galee che sembrano dirigersi verso la costruzione centrale. Proprio sul reale significato della costruzione centrale esistono varie interpretazioni. Chi afferma che si tratti di Porto Pisano, chi del faro di Alessandria, altri ancora che si tratti di Gerusalemme. Un’altra interpretazione afferma che non si tratti di un luogo reale ma che i due bassorielivi siano un’allegoria religiosa. In mancanza di fonti certe, qualsiasi ipotesi è valida.


Nota sull’“Altorilievo di Portoria” - L’altorilievo prende il nome dal quartiere Portoria di Genova. È stato per secoli murato all’esterno di una delle case abbattute nel XX secolo all’angolo tra vico Dritto di Ponticello e via dei Servi, nei pressi della Casa di Colombo. Attualmente si trova ora nel museo di Sant’Agostino.

I fantasmi di Campo Pisano - Si narra che le anime senza pace dei prigionieri pisani siano ancora presenti nella zona e c’è chi afferma che nelle notti di tempesta si possano ancora scorgere le sagome dei prigionieri pisani che in catene risalgono la scalinata che dalla Marina porta in Campo Pisano... (tratto dawww.isegretideivicolidigenova.com)

La salita che porta dalla Marina a Campo Pisano. Nel 1284 fu percorsa dai prigionieri pisani in catene - Per gentile concessione: Antonio Figari (isegretideivicolidigenova.com)Targa di Campo Pisano a Genova - Per gentile concessione: Antonio Figari (isegretideivicolidigenova.com)Campo Pisano oggi - Per gentile concessione: Antonio Figari (isegretideivicolidigenova.com)

Se vuoi approfondire leggi:

Il conte Ugolino al cospetto del secolo, ovvero, La pace del 1284 novembre, e Pisa



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