lunedì 12 agosto 2013

Pesca a Traina silenziosa in barca a vela

Circola ancora la voce secondo la quale le barche a vela non sarebbero adatte per praticare la pesca sportiva. Niente di più sbagliato! Direi anzi che, per alcuni tipi di pesca dilettantistica mediterranea, la vela è addirittura più funzionale di molti quotatissimi fisherman con doppia e potente motorizzazione. Perché? 


Perché le barche a vela:
Circola ancora la voce secondo la quale le barche a vela non sarebbero adatte per praticare la pesca sportiva. Niente di più sbagliato! Direi anzi che, per alcuni tipi di pesca dilettantistica mediterranea, la vela è addirittura più funzionale di molti quotatissimi fisherman con doppia e potente motorizzazione. Perché? Perché le barche a vela:
  • hanno quasi sempre motori ausiliari diesel aspirati di potenza non eccessiva tale cioè da consentire andature lentissime (1-2 nodi) ottimali per la traina costiera con esca naturale, ovvero un po' più sostenute (3-6 nodi) potenzialmente buone per tutti gli altri tipi di traina;
  • durante le crociere, soprattutto se di lungo corso, navigano sovente con o senza motore alla velocità giusta (4 o più nodi) in acque lontane e spesso inesplorate agli effetti del trolling e ove sono possibilissimi incontri entusiasmanti con i pelagici di altura (tonni, alalunghe, aguglie imperiali, ecc.); ovvero in bacini costieri privilegiati (isole e arcipelaghi) ove è tutt'altro che improbabile centrare bersagli di alto pregio sportivo e gastronomico come le palamite combattive e i dentici squisiti;
  • sono in grado di garantire, grazie alla loro opera viva, notevolmente pronunciata, una stabilità senza confronti nell'azione di pesca a bolentino e in drifting; in verità la seconda un po' penalizzata a causa delle sartie che limitano la libertà di movimento e della mancanza del seggiolino da combattimento;
  • salvo poche controindicazioni possono essere agevolmente attrezzate per la pesca, in particolare per la traina.


Sarebbe bello catturare un bel pesce e poi cucinarlo e gustarlo sulla propria amata barca...anche perchè ogni ora che passa
dalla cattura fa diminuire la prelibatezza del pescato.

Trainare sotto costa: le prede e i periodi
Le prede della traina leggera
Ma in generale, quali sono le prede della traina costiera? Vediamo di conoscere subito un pò almeno quelle che solitamente son più frequenti:
Le occhiate (Oblada melanura) sono forse i primi pesci con cui il novello trainista viene a contatto. Impossibile non riconoscerle, per la loro caratteristica macchia nera alla base della coda, con piccola orlatura bianca. Vivono in branchi anche molto fitti, quindi quando se ne prende una conviene sempre ritornare sul luogo della prima cattura, ma è bene anche non insistere troppo: una volta procurato il pranzo o la cena è inutile ed irrispettoso insistere con le catture. Raggiungono qualche etto di peso, in generale prender un pesce "da porzione" è già una gran soddisfazione visto che l'occhiata ha una difesa vivacissima e con attrezzatura leggera la sua cattura sarà molto divertente. A traina si insidiano solitamente a galla, con piumette sottili e piccoli cucchiaini leggeri, montati su terminali di diametro 0.20 mm, lenze in bobina di 0.30-0.35 mm e cannette e mulinelli leggeri e sensibili. Velocità di traina attorno i 2-3 nodi. A chi adora il sushi, suggerisco di provare i bianchi filetti di un'occhiata appena pescata (e se il posto permette, lavata solo in acqua di mare...), conditi con pochissimo limone ed olio, una spuzzatina di vino bianco sapido, presina di sale e pepe bianco... ;-)
Dopo le occhiate, tra i pesci maggiormente insidiati nella traina costiera, ci sono i sugherelli o soralli (Trachurus trachurus), pesci del peso di qualche etto (superano raramente il kg), che vivono a diverse profondità, dalla superficie fino a 100 mt di fondo. Solitamente d'estate si insidiano a galla, usando attrezzatura leggera come per le occhiate, con piccoli  cucchiaini, piumette, cucchiaini piumati o anche i Raglou, i pesciolini francesi in silicone, nelle misure più piccole. In alternativa si hanno ottimi risultati usando le stesse esche montate con robuste lenze a mano ed affondatori idrodinamici, come i mitici Stim o gli ancor più efficienti Kristal Fishing squid catcher. Misura minima di legge, per le normative attuali (2008), 15 cm.
Negli stessi luoghi frequentati da occhiate e soralli, con la stessa attrezzatura e le stesse esche, elettivamente piumette o cucchiaini, potremmo provare a catturare le aguglie (Belone belone), ben conosciute dai pescatori più smaliziati in quanto sono tra le migliori esche vive, usate per insidiare ricciole e dentici nella traina lenta di fondo. Ma le aguglie, col loro inconfondibile becco allungato irto di dentelli aguzzi, sono anche ottime nel fritto, alla griglia, o sfilettate per un bel sugo di pesce... Non spaventatevi, quando dopo la cottura, troverete le numerose lische color verde marziano, è tutto normale! ;-)
Trainando artificiali molto vicino al fondo capiterà invece prima o poi di agganciare qualchetracina (Trachinus sp.) Le specie di tracine sono diverse, tutte però accomunate dall'avere le spine della prima pinna dorsale e gli apici degli opercoli, dotati di un dolorosissimo veleno. Attenzione quindi a maneggiarle con cautela, usando un robusto straccio per impugnarle, o meglio imparando a slamarle senza toccarle, prendendo l'amo o l'ancoretta con una pinza a becchi lunghi e sottili. Mi raccomando, se il pesce è piccolo ed intendete liberarlo, bagnate prima il panno per non danneggiare il pesce. Se invece la tracina fosse di buone dimensioni, ricordate che ha carni squisite, bianche, delicate e raffinate!
Le prede della traina medio-leggera
Trainando con canne e lenze appena più robuste (8-12, fino a 20 lbs), e montando esche simili a quelle usate per i tonni (ma + piccole), sempre stando sotto costa, le prede più frequenti sono con ogni probabilità i boniti o tombarelli (Auxis thazard). Il bonito è una specie di tonnetto molto simile all'alletterato, ma di dimensioni più piccole, raramente oltre i 2 kg. Bisogna imparare a distinguerlo dai piccoli esemplaridi tonno rosso (Thunnus thynnus), visto che mentre il bonito non ha una misura minima, se non i generici 7 cm per le specie non particolarmente tutelate, il tonno rosso ha una misura minima di 30 kg o 115 cm, al di sotto dei quali va liberato, pena multe severissime! Fortunatamente però il bonito si riconosce facilmente: come l'alletterato presenta sempre le vermicolature blu sul dorso e ha le squame solo sul triangolo anteriore del corpo (il cosiddetto corsaletto), dietro la testa. Il tonno vero e proprio ha invece dorso scuro uniforme e squame su tutto il corpo. La tecnica di pesca però è simile a quella del tonno, una traina abbastanza veloce (3.5-5 nodi) con artificiali, ovviamente con esche ed attrezzatura molto più leggere: canne da 6-8-12 lbs, lenza in bobina di diametro 0.30 max 0.40 e terminali dallo 0.25 allo 0.35. Per esche piume, testine piumate, jigs, jet, Raglou in silicone o pesci finti dal profilo molto affusolato. I rapala, robusti e massicci, non sono infatti molto graditi dai boniti.
Un'altra preda classica della traina costiera è lo sgombro (Scomber scombrus), un'icona del pesce azzurro con le sue ombreggiature scure sul dorso. Si pesca con piumette e cucchiaini, sia a galla che più a fondo, con gli affondatori in plastica idrodinamici tipi Stim. Le sue carni tenere e saporite son ben conosciute... ;-) Simile è lo sgombro lanzardo, detto anchecavallo cavalla (Scomber japonicus colias), che si distingue per avere le vermicolature che sfumano in puntini, sia sul dorso che sui fianchi, oltre che per gli occhi, molto + grandi in proprorzione, rispetto allo sgombro comune. Raggiunge inoltre dimensioni maggiori, potendo superare anche i 2 kg! Non è un pesce velocissimo, ma su canne leggere risulta comunque divertende, per la sua forza "bovina" che oppone al recupero, proprio quando intravede la barca. Ha carne + forte di sapore e meno pregiata rispetto allo sgombro. Si pesca coi metodi e le attrezzature dei boniti, in traina a 3-5 nodi, con artificiali. In alternativa, se non c'è attività in superficie, si può provare con le solite lenze a mano ed affondatori idrodinamici.
A destra uno sgombro comune, a sinistra un lanzardo

Le palamite (Sarda sarda) sono forse i pesci che ci daranno le maggiori soddisfazioni e ci permetteranno di ampliare maggiormente il periodo di traina, potendole insidiare praticamente tutto l'anno. Sono pesci molto combattivi, che vivono e cacciano a diverse profondità, a seconda dei periodi dell'anno e dei momenti della giornata. Peso medio di 1-2 kg, massimo raramente oltre i 6-7. Misura minima di legge 25 cm. Sono erroneamente considerate dei tonnetti, ma son molto più affini  agli sgombri: si riconoscono immediatamente tra le diverse specie di "tonnetti" per i denti robusti ed aguzzi (al contrario dei tonni)- tra l'altro pericolosi per i nostri terminali - e le righe diagonali presenti sui fianchi verde-bluastri. Una volta nel piatto poi presentano carni tenere e bianche, ottime per la griglia!!! Si pescano in diversi modi, dal drifting con le sarde, alla traina lenta con esca anturale, ma nel nostro caso potremo provare, a seconda dei periodi, in autunno, inverno e primavera con la traina a fondo, 3-3.5 nodi, almeno 300 gr di piombo e rapala oppure in primavera, estate ed autunno a galla, sempre con rapala, piume o Raglou di buona dimensione, dai 7 ai 12 cm. Canne da 8-12 lbs, lenza il bobina di diametro 0.35-0.40 mm, terminali dello 0.35. Si potrebbero usare anche terminali + robusti, per assicurarsi da quei denti tremendi, ma specie le piume ed i raglou, esche molto leggere, lavorerebbero male e diminuirebbero parecchio le abboccate.
Il barracuda mediterraneo (Sphyraena viridensis/sphyraena) è poco conosciuto ma in certe località, complice l'innalzamento della temperatura media dei nostri mari, sta diventando sempre + abbondante. Simile al ben più conosciuto barracuda tropicale, ha colore bruno e denti meno fitti, ma comunque pericolisi per i nostri terminali. Peso medio  di 1-2 kg, ma capitano sempre più spesso esemplati oltre i 4-5 kg. Capita di allamarlo quando si cercano le palamite trainando con lenze piombate e minnow che solitamente evitano il contatto coi denti. Non è un gran combattente, ma in compenso ha carni bianche delicate e molto buone, indicate per il sushi.

Pescando i boniti e le palamite, in estate/autunno, potremmo imbatterci anche sottocosta nelle lampughe (Coriphaena hippurus) che con le acque all'apice della temperatura si avvicinano ai bassifondi. Anche la lampuga è un pesce sempre più comune, favorito denna sua diffusione dal riscaldamento delle acque. Peso medio sotto costa, di qualche etto/1 kg, ma capitano sempre più di frequente esemplari di qualche kg.

A destra, lampuga maschio con la tipica fronte verticale, a sinistra una femmina
La spigolao branzino (Dicentrarchus labrax), conosciuta anche come lupo, ragno, luvasso, è invece un pesce che raramente capita di pescare per caso, a volte quando si traina con lenze piombate cercando le palamite, ma solitamente va insidiato in maniera specifica e metodica. Caccia infatti seguendo le varie fasi di marea, in luoghi ben precisi, che bisogna conoscere molto bene. In ogni caso, l'esca elettiva nella traina sono i rapala, specie quelli in livrea grigio/nera o meglio le imitazioni (quasi perfette) della squamatura del cefalo. Micidiale il rapala magnum galleggiante, da 9-11 cm, codice colore SH! Attrezzatura leggera e frizione tarata morbida, visto che è un pesce che pur combattendo poco, si slama molto facilmente. Inutile commentare la bontà di un branzino appena pescato...
Anche il dentice (Dentex dentex) normalmente non è un pesce che capita per caso, dal momento in cui vive quasi sempre a strettissimo contatto col fondo e bisognerebbe impegnarsi a trainare sfiorando gli scogli e la posidonia delle secche, su 20/30 mt di fondo, per poterlo catturare in maniera metodica... Ma certe volte, specie in primavera e in autunno, capita che si allontani di qualche mt dal fondo ed abbocchi a rapala anche grossi e vistosi (probabilmente attaccati per istinto territoriale), trainati a mezz'acqua. E' comunque un caso, ma è già successo! In quel caso, accendere subito il forno della barca e preparare olio, prezzemolo, vino bianco e pepe. Se avrete poi anche un pizzico di timo limonino e 2 patate, vi aspetta una cena da far invidia al miglior ristorante! ;-) :-D


Quando vale la pena di trainare?
La traina costiera è una tecnica che erroneamente si ritiente adatta alla primavera, estate e soprattutto autunno. Dico erroneamente perchè da una parte è vero che in generale, sottocosta, il pesce entra in maggior attività di superficie con acqua calda, mentre in inverno tende a stare in profondità e spesso più al largo. Dall'altra però basta variare un poco la tecnica per potrer provare a pescare anche in inverno con discrete probabilità di prender qualcosa.
Quindi, come linee guida assolutamente generali e pronte ad esser smentite dai fatti, in inverno, con acqua fredda, cercheremo i pesci proprio dove loro si son spostati: più al largo e più in profondità, dove trovano temperature e condizioni più stabili.
Ed infatti per tradizione è questo il periodo in cui per cercar le palamite si affondano le lenze e ci si sposta su secche di almeno 20-40 mt di profondità. Anche i dentici, che in estate trovavamo sui 15-20mt, se ne stanno in agguato oltre i 30-40 mt. Non per niente, l'inverno è considerato il periodo d'oro della tecnica del monel, la lenza metallica autoaffondante per eccellenza.
In primavera, continuando a cercare le nostre prede in profondità si potranno fare i primi tentativi in superficie. E' questa infatti la stagione migliore per la traina a galla alle occhiate. Ma anche le palamite cominciano a far incursioni sempre più frequenti in superficie.
Con l'estate si popolano definitivamente le secche più basse ed accostano molto anche i fitti banchi di piccoli pesci foraggio, seguiti a ruota dai predatori. E' però un periodo che spesso vede il pesce apatico e disturbato dal caos nautico estivo: pesci presenti quindi, ma a volte poco interessati alle nostre esche.
L'autunno è invece forse la stagione clou della pesca a traina e questo vale sia sotto costa che in altura, dove però la situazione rimane un pò più costante nell'arco dell'annno. E' infatti il periodo in cui si avvista il maggior numero di mangianze, cioè di predatori in caccia attiva. Si può trainare indifferentemente a galla, se c'è attività eclatante di superficie (schizzi, sguazzi, gabbiani che si tuffano per catturare la minutaglia spinta a galla dai predatori) oppure, in mancanza di segnali, piombando un pò le nostre lenze.
A proposito, un suggerimento su come comportarsi in caso di avvistamento di predatori in caccia:
La mangianza di superficie, il momento magico...
Mentre stiamo trainando, avvistiamo poco avanti a noi 3 o 4 gabbiani che roteano in cielo nervosi e poi, fulminei, si gettano in acqua. Aguzzando la vista, proprio in quel punto, notiamo che la superficie del mare è + increspata, ribolle. Anzi, ogni tanto sembra di vedere quanche bagliore argenteo sotto il pelo dell'acqua.
Si, è proprio così e a un certo punto vediamo un bel branco di acciughette schizzare all'unisono fuori dall'acqua terrorizzate!
Una volta, poi una seconda, poi un'altra ancora, finché, in mezzo alle acciughe, non si vede saltar fuori dall'acqua un grosso pesce.
Saranno con molta probabilità palamite, o grossi boniti...
A questo punto abbiamo un'ottima occasione, un jolly da giocarci al meglio: i predatori sono in caccia, affamati e nervosi. E' il nostro momento! Se abbiamo visto che i pescetti inseguiti sono piccole e sottili acciughe, mentre dirigiamo su quel punto, conviene cambiare le esche, filando in acqua piumette sottili, pesci finti stretti ed allungati, esili Raglou in silicone. Se invece dovessimo vedere sardelle o pescetti + consisteti potranno andar bene anche i rapala magnum, + robusti e "sostanziosi".
Nel frattempo saremo arrivati proprio nel punto dove la minutaglia sta schizzando fuori dall'acqua terrorizzata, inseguita dai predatori.
E' questo il momento in cui dobbiamo assolutamente evitare l'errore di tutti i principianti, quello di passare DIRETTAMENTE in mezzo alla mangianza! In questo modo si corre il rischio di disturbare e spaventare sia le prede che, soprattutto, i predatori, facendo finire la festa sul più bello!
Al contrario di ciò che ci farebbe fare l'istinto quindi, dobbiamo puntare la mangianza fin quasi all'ultimo, per poi evitarla ed accostare leggermente da un lato, quello dove avremo la canna filata + corta e con maggior piombo. Fatto questo, quando la barca avrà passato la mangianza ma prima che le esche dietro di noi l'avranno raggiunta, ritorniamo sulla rotta originaria. La barca avrà in pratica evitato "l'ostacolo", le esche invece ci passeranno perfettamente in mezzo!!! ;-)
Purtroppo molte volte, capiterà anche di vedere pesci saltare ovunque, senza riuscire a prender nulla... le alternative sono poche:
  • provare a cambiare esche, forme, dimensioni e colori, per stimolare l'attacco dei predatori;
  • allontanarsi un pò dalla mangianza attiva. Li i pesci potrebbero esser già sazi di prede vive e guizzanti e quindi non prestano attenzione ai nostri artificiali. Spostandoci ai margini, di qualche decina di metri, ma rimanendo nei pressi, potremmo trovare qualche predatore attirato nei paraggi da tutto quel trambusto subacqueo, ma che non ha ancora partecipato al banchetto...

Le esche: come, dove, quando
Questo è un punto particolarmente difficile. Si, perchè la scelta di un'esca è il momento topico della battuta di pesca. Da ciò dipenderà la maggior parte delle nostre chances di successo. Troppi pescatori dicono tuttora che "quando il pesce ha fame, mangia tutto", questo non è proprio vero... Nella stragrande maggioranza dei casi, sbagliar esca, vorrà dire non prender nulla. Certo, anche con l'esca buona, bisongerà utilizzare il terminale giusto, la tecnica corretta, trainare nei luoghi migliori, ma è l'esca il punto di partenza.
O meglio, prima di tutto dovremo sapere o quanto meno immaginare, quali pesci insidiare e in base a ciò scegliere esche, treminali ed assetto di traina.
Vediamo allora di riassumere qualche linea generale di scelta, partendo però da una domanda che dobbiamo porci con le relative cosiderazioni: perchè un pesce attacca un'esca?Risposta immediata, per fame, per istinto predatorio!!! Si, vero, ma non sempre... Come si potrebbero allora spiegare le tracine che attaccano pesci finti, rapala, di dimensioni quasi più grosse di loro? O le ricciole che in certi casi trascurano golose esche vive, trianate al minimo, per poi aventarsi violentemente su artificiali che nulla hanno a che vedere con un pesce? Quindi a questo punto le risposte sono due e ci porteranno a 2 scelte diametralmente opposte:
  • per fame, quindi per predazione - in questo caso dovremo assolutamente scegliere esche che imitino al meglio, per forma, movimento, dimensioni e colore, i pesci foraggio presenti in quel luogo ed in quel momento, che costituiscono la mangianza per i predatori. Imitare le prede, per catturare i predatori, quindi;
  • per pura aggressività, istinto territoriale - pensiamo ad un predatore che vuole avere il controllo del "suo" territorio, dello spazio di caccia. E se il predatore è in branco (tonni, lampughe, palamite), al territorialismo si somma anche la componente competitiva. Una cosa del tipo: non ho proprio fame, ma preferisco aggredirlo io quel "coso colorato là", devo dimostrare di esser io il capo qua dentro! Ovvio che in questo caso le esche che daranno maggiori risutlati potranno anche aver colori e forme irreali, dimensioni notevoli, movimenti goffi o molto accentuati.
Qui sopra vediamo due esempi di esche con comportamento diametralmente opposto: a sinistra la serie delle fantastiche esche Raglou francesi. Sono pesciolini in silicone, di lunghezza dai 5.5 ai 16 cm, disponibili in diversi colori. Nuotano in maniera composta e regolare, simulando davvero alla perfezione (nei colori grigio ed azzuro...) un pesciolino in fuga.
A destra invece l'ormai leggendario Rapala Magnum RH (red head, testa rossa), affondante. Il colore non ha nessun corrispettivo in natura, la paletta metallica gli conferisce un nuoto molto ampio, vibrante, con scatti nervosi, quasi eccessivi, innaturali... eppure a volte riesce a far abboccare per pura aggressività, anche pesci che solitamente non attaccano gli artificiali, come le ricciole di buon peso.
Questi due aspetti dovrebbero finalmente chiarire una volta per tutte la diatriba comune nelle discussioni tra pescatori, quando si sostiente erroneamente che "il pesce se c'è, mangia tutto" o all'opposto chi vuole esche ben precise, dall'aspetto naturale, o chi preferisce esche grosse, appariscenti, di impatto. Hanno ragione un pò tutti e un pò nessuno, solo bisognerebbe sapere che con diversi pesci, in momenti diversi, si dovrebbero sperimentare soluzioni diverse.
Il problema è proprio capire, o immaginare, quando puntare su una o sull'altra strategia. E qui, di regole certe, non ce ne sono quasi. Serve sperimentare di volta in volta. Posso solo provare a raccontare come mi comporto io in alcuni casi, per diverse tecniche e nei diversi periodi dell'anno. Sottolineo per bene, che tali considerazioni generali, sono applicabili alla zona dell'estremo ponente ligure e anche in questo caso, pronte per esser smentite da nuovi fatti e situazioni.
Ma prima di riprendere il discorso sulle varie scelte a seconda dei luogi e dei periodi, vediamo di approfondire un attimo una tecnica particolare...

Gli affondatori idrodinamici, una tecnica a se stante
Vediamo come preparare un paio di lenze a mano, da tener sempre pronte nel gavone, per provare a pescare sugherelli, occhiate, sgombri etc. quando, durante la bella stagione, stiamo navigando vicino a qualche bella costa rocciosa, ad un capo o sopra una secca, con fondali dai 10 ai 20 mt. Non è una tecnica molto sportiva (servono nylon robusti, il pesce si recupera a mano e a forza...), ma è efficace e divertente.
La chiave del successo in questa tecnica è l'affondatore idrodinamico, un marchingegno leggero, di plastica, che affonda solo in virtù della trazione che esercita una volta trainato in acqua. Riesce a portare l'esca anche ben sotto i 10 mt, senza dover aggiungere pesanti piombi sulla lenza.
Ma la caratteristica migliore di un buon affondatore idrodinamico, al di la della capacità di affondare, è quella di tornare immediatamente in superficie, segnalandoci la presa, appena un pesce abbocca! Questo perchè il pesce facendo trazione dalla parte opposta a quella della lenza trainante, fa cambiare l'assetto dell'affondatore che così plana veloce in superficie.
Dopo aver sperimentato un'infinità di modelli, suggerisco di non sprecar soldi in strani aggeggi sconosciuti, fermandosi solo su due affondatori degni di fiducia: il primo, il più semplice da usare ed il più pratico è il mitico Stim, rigorosamente ORIGINALE. Attenzione, in giro ci sono numerosissime imitazioni, molto simili per forma, ma senza lo stesso magico bilanciamento di pesi e linee. Inutile dire che qualche negoziante cercherà di vendervi quello che ha, garantendo che funziona lo stesso... io ho imparato a diffidare, tanto lo Stim originale, non costa molto + degli altri, preferisco non rischiare di buttar via soldi. Ad esempio, le imitazioni, per quanto sembrino identiche, ho constatato che in traina lasciano la lenza molto + obliqua, affondando un 50% in meno, vibrano e si spostano molto lateralmente, in maniera scomposta, rischiando di imbrogliarele lenze...
Ma torniamo allo Stim: in pratica si tratta di uno scarponcino di plastica che viene trattenuto dalla lenza sulla parte superiore. In coda invece, sempre con un grosso moschettone e girella, si fissa il tratto di lenza che porta il terminale e l'esca. L'attacco superiore presenta 2 fori per variare l'inclinazione nell'acqua e quindi la profondità massima raggiunta, sul retro invece ci sono diversi fori per i 2 lati, si può così imporre all'affondatore una deriva laterale, utile se si calano 2 lenze, per mantenerle ben separate. L'affondatore devia dal lato opposto a quello a cui si fissa la lenza terminale.
Il pregio dello Stim sta nella sua estrema semplicità e robustezza, di contro affonda poco, non riuscendo a raggiungere i 10 mt. Inoltre necessita di una traina molto lenta: se si superano i 2.5 nodi l'affondamento diminuisce rapidamente e diventa scarsissimo. In più non regge la trazione di esche che creano molto attrito, tipo i rapala, che lo farebbero salire in superficie: obbligo quindi di usare piumette e cucchiaini leggeri, selezionando quindi solo piccole prede.
Il secondo è l'affondatore Kristal Fishing Squid Catcher, sfrutta anch'esso l'idrodinamica e può regolare la profondità di lavoro sempre con diversi fori d'attacco superiori, ma non lateramente. Ha però una caratteristica peculiare, nata per facilitare la cattura dei calamari nella traina serale e notturna: il tratto di lenza finale si aggancia ad un morsetto posto sul lato inferiore e trattenuto da un elastico. All'abboccata di un pesce, l'elastico fa aprire il morsetto e la lenza terminale passa a scaricare la trazione sulla pinna superiore, ribaltando l'affondatore e facendolo salire in superficie. Giocando sulla resistenza dell'elastico e sul suo posizionamento (ci sono 2 tacche), si possono utilizzare anche grosse esche dalla forte trazione, andando ad interessare palamite e pesci notevoli!
Pregi: affondamento notevole (può superare anche i 12 mt di profondità!), capacità di reggere artificiali di buone dimensioni e velocità fino i 3-3.5 nodiDifetti: crea una trazione notevolissima sulla lenza, richiedendo nylon molto robusti; se si sbaglia la scelta dell'elastico e il suo posizionamento, il pesce agganciato, se piccolo, potrebbe non far ribaltare l'affondatore e quindi non segnalare l'abboccata.
A sinistra una coppia di Stim, a destra l'innovativo Kristal Fishing squid catcher

Ma vediamo in pratica come procedere per preparare le nostre 2 lenze: dobbiamo avvolgere su un un grosso telaio di sughero o, meglio su un raccoglitore circolare, una cinquantina di metri di nylon robusto e morbido (per evitare grovigli) di diametro 0.80 per lo Stim (non di + o l'attrito non lo farebbe affondare), diametro almeno 0.90 per il Kristal Fishing (che crea molta trazione). Leghiamoci in fondo una grossa girella con moschettone, sovradimensionata. A questo moschettone si aggancerà la parte superiore dell'affondatore. Agganciano poi 15-20 m di nylon ai fori posteriori dell'affondatore. Questo nylon deve essere di diametro inferiore alla madre, uno 0.40-0.50 mm può andare. Alla fine, la solita girella e moschettone a cui attaccare il terminale. In questo caso, trattandosi di una lenza a mano, senza mulinello e frizione ad aiutarci, dovremo usare terminali più robusti di quelli che monteremmo invece sulle canne. Anche per piccoli pesci è meglio non scendere sotto uno 0.25 e se abbiamo il dubbio di boniti e palamite in zona, meglio stare su un 0.35-0.40 mm. Il terminale, non avendo i problemi della canna coi sui guidafilo può anche esser superiore ai 2 mt.
Vediamo se un disegno riesce ad esser più chiaro... ;-)


A questo punto siamo pronti per trainare: si fila l'esca in mare, si cala con attenzione l'affondatore, magari rallentando al minimo un attimo la barca, permettendogli di assumere il corretto assetto, poi si prosegue a 2-3 nodi a seconda del modello di affondatore, lasciando in acqua circa 20 mt di lenza, non di più. A questo punto io uso fissare alla lenza, con una bocca di lupo, un grosso elastico tagliato bello spesso da una camera d'aria. Questo elastico lo aggancio ad una bitta o al pulpito di poppa. Servirà ad ammortizzare gli strappi sulla lenza, senza rompersi. Se dovesse abboccare un pesce, tipicamente un bel sugherello, vedremo l'angolo della lenza rispetto alla superficie cambiare rapidamente e puntare a galla, finchè a poppa comparirà la scia dell'affondatore e del pesce. Mettiamo motore al minimo, o allaschiamo le vele x rallentare e recuperiamo la lenza in pozzetto ad ampie bracciate (serve nylon morbido per non crear ingarbugli!). Guadino a portata di mano, visto che i sugherelli hanno la bocca molto fragile ed è facile ferirli e perderli!

Proviamo a riassumere...
Inverno
E' questa una stagione in cui di solito si pesca poco o niente. In primis per le condizioni sfavorevoli: frequenti mareggiate e freddo disagevole non invitano certo ad uscire a pesca.
Però l'impressione che i pesci non ci siano e non valga la pena provare a trainare, come abbiamo già visto, non è del tutto corretta.
I pesci ci sono tuttavia per la maggior parte hanno abbadonato le secche poco profonde, l'immediato sottocosta e le acque superficiali, che risultano troppo fredde ma soprattutto soggette a continui sbalzi di temperatura.
Al contrario, più al largo e più in profondità, l'acqua prsenta valori di temperatura più favorevoli e decisamente più stabili.
In ogni caso, è chiaro che d'inverno, difficilmente troveremo pesci in caccia in superficie!
Altro dato emerso da un minimo di statistica, in inverno, con acque fredde, molti predatori preferiscono esche sostanziose. Possiamo immaginare che, con temperature basse, tendona a selezionare prede che diano un buon "premio" ai loro sforzi.
E da ciò si può già trarre un suggerimento di comportamento: in inverno è meglio trainare piombando molto le lenze o usando il monel. In generale i piombi specifici per la traina con gli artificiali sono a sgancio più o meno rapido, permettono cioè di esser fissati alla lenza nella posizione scelta per poi esser staccati mentre si recupera il pesce. I modelli più usati sono il cavallotto, che si fissa facendo passare la lenza in appositi fermagli, oppure il tortiglione. Il primo ha il pregio di poterlo togliere all'istante, senza interrompere il recupero e rischiare di perdere così il pesce. Non improbabile però che si sganci da solo dalla lenza, mentre stiamo trainando... Per il seconco, boisogna invvece avvolgere numerose spire di lenza attorno al piombo, fissando poi la stessa coi "riccioli" di ottone terminali. Non si corre nessun rischio di perdere il piombo, maper toglierlo bisogna aver un compagoche ci aiuti, interrompendo il recupero del pesce. Questa è una fase critica, a maggior ragione non dovremo assolutamente fermare la barca per non far andare la lenza in bando!
I piombi, trainando con gli artificiali, solitamente si fissano a circa 10-15 mt dall'esca, per poi darne altri 10-15. In totale, avremo l'esca a 20 - 30 mt dalla barca.

Piombi da traina a sgancio rapido: a sinistra modello a cavallotto, a destra un tortiglione


Quindi, volendo provare a pescare in inverno, sotto costa, si potrebbe partire da una situazione del genere:
  • Dove: secche almeno oltre i 20 mt, che presentino cadute di 40-60 mt e più, con fondali fangosi attorno, anche oltre i 100 mt. Sono i luoghi preferiti dai predatori per svernare.
  • Cometraina medio-lenta, 2-3 nodi, per permettere alle esche di affondare. Escheche saranno pesci finti e rapala di buone dimensioni, dai 10 ai 14 cm. I colori possono variare dall'imitazione del cefalo e della sardina, ai colori fantasia, testarossa in primis.Piombi di almeno 3-400 gr a sgancio o tortiglione, per esser applicati e tolti facilmente dalla lenza, da fissare a circa 20 mt dall'escaCanne da 12-20 lbs,terminali di diametro 0.35-0.45 mm. Insidieremo principalmente le palamite, ma potrebbe capitare anche la fantomatica spigola o, se riusciamo ad avvicinarci al fondo, qualche dentice che ha lasciato le secche basse, cercando acque + tiepide in profondità. Sempre possibile l'incontro con le tracine, famelicamente in agguato nella sabbia, pronte ad attaccare ogni esca che passi loro a tiro! Attenzione alle loro spine velenose!!! Eccezzione: la spigola in inverno ha il momento di maggior attività predatoria proprio sulle rive. Guardia costiera permettendo, si potrebbe cercarla radente gli scogli delle dighe dei porti, in pochi mt d'acqua, con attrezzatura più leggera (6 lbs), piombi da 150-300 gr e terminali più sottili, massimo 0.30 e rapala che imitano perfettamente i cefali così abbondanti nei porti. Il tutto rigorosamente a cavallo dell'alba, meglio se in concomitanza con la marea montante.

Primavera
Situazione in parte simile all'inverno: vale la pena di provare a cercare i dentici sulle secche medio-profonde con gli artificiali, visto che in questo periodo, come in autunno, capita che si distacchino di qualche metro dal fondo. In estate invece saranno intanati tra gli scogli, irraggiungibili per gli artificiali di una barca a vela.
In più però, avremo la possibilità di fare i primi tentativi in superficie, cercando zone con fondali misti, di roccia sabbia e posidonia, dai 10 ai 20 mt: cannette leggere da 6-8 lbs, nylon in bobina di diametro 0.30-0.35, terminali sottili dello 0.20, con piumette sottili, di 5-7 cm o cucchiaini leggeri (eccezionali ma ormai introvabili i mitici Lion D'Or!!!), meglio se a superficie martellata. Traina a galla, senza piombi, velocità 2-3 nodi, in cerca delle gustosissimeocchiate (periodo ottimo!)o dei primi soralli, detti anche suri, sugheri, sugherelli. Per i soralli, l'orario migliore è spesso l'alba, per le occhiate nessuna necessità di levatacce, basta che ci sia un pò di brezza ad increspare la superficie. Al riguardo, non so se valga anche in altri mari il buon detto ponentino: Con il Levante occhiate tante, con il Ponente occhiate niente... ormai abbondantemente sperimentato!

Estate
La traina, mediamente, si sbilancia in superficie. Normalmente le lenze coi pesci finti andranno piombate di meno, giusto per farle stare sotto la superficie, non servirà affondarle vicino al fondo. Compariranno le mangianze a galla, e in questi casi, con gli artificiali, aumenterà la velocità di traina. Con l'acqua ormai ben calda potranno farsi vive le lampughe, arriveranno gli sgombri lanzardi, il sottocosta sarà ben popolato da aguglie, occhiate e soralli.
Traineremo attorno alle secche, anche basse (15-20 mt) ma con belle cadute di fondale. In mancanza di riferimenti, non trascuriamo però anche le zone più al largo. Vediamo come potremmo comportarci:
  • Traina a palamite, boniti, sgombri e lampughe: tendenzialmente pescheremo a galla, attuando una traina simile a quella dei tonni, ma con attrezzi più leggeri (8-12 lbs, al massimo 20 lbs), esche simili ma + piccole e velocità di 3.5-5 nodi. In particolare sceglieremo principalmente piume sottili (ottime in caso di vento fresco!!!), testine piumate, jigs e jet, esche lunghe 7-12 cm, montate su terminali di diametro 0.30-0.35, nylon in bobina 0.35-0.40. Una canna la potremo montare con un rapala o un raglou, lunghi sempre 7-12 cm, piombando però il tutto con 150-200 gr. Se usiamo 3 canne, ne piomberemo una sola e la metteremo al centro per evitare intrecci tra le lenze.
  • Traina sotto costa a galla per occhiate, aguglie e soralli: cannette leggere, lenza in bobina del 0.30-0.35, terminali del 0.20-0.30 montati con cucchiaini leggeri a superifie martellata, piumette o raglou, di lunghezza 5-7 cm. Velocità di 2-3 nodi. Luoghi da esplorare: esterno delle dighe dei porti, secche sottocosta, fondali misti di roccia, sabbia e posidonia, coste rocciose scoscese, capi e promontori con corrente.
  • Traina sottocosta con lenza a mano ed affondatore idrodinamico: montatura come abbiamo già visto e velocità a seconda del modello di affondatore, dai 2 ai 3.5 nodi. Stessi luoghi appena visti per la trainetta a galla.

Autunno
Poco da dire, è il periodo magico della traina... le mangianze in superficie raggiungeranno il massimo della frequenza, i pesci saranno molto attivi, spesso in caccia ed affamati. E' la stagione in cui potremo incontrare con maggior frequenza le fantastiche lampughe, che potranno esser tanto a 100 mt da riva, quanto a qualche miglio al largo. E' quindi una stagione estremamente difficile dal punto di vista tecnico, per assurdo proprio per le diverse e numerosissime opportunità che offre ma che possono variare completamente di giorno in giorno. Potremo attuare praticamente qualsiasi tecnica, leggera o media, a galla o in profondità. Tutto dipende dall'andamento della stagione e dalla giornata che affrontiamo. Servirà osservare bene il mare in cerca di segni di attività ed impostare l'azione di conseguenza.

Regolette finali
Se fino ad ora ho fatto delle considerazioni generali, in parte opinabili, mi permetto di chiudere con qualche regoletta che invece dovrebbe risultare obiettivamente utile:
  • Usate terminali corti - mai più di 2 mt ed in generale, quando avete la girella vicino al cimino, senza recuperarla oltre, il pesce o l'esca dovrebbe risultare a pelo d'acqua, pronta per esser guadinata. Se così non fosse, accorciate il terminale, ma non recuperate MAI la girella e moschettone oltre il cimino. Per prima cosa alla lunga rovinereste il passante, che poi taglierebbe il filo per abrasione, seconda cosa, in caso di fuga improvvisa o strattone del pesce sottobordo, la girella potrebbe (e lo farà!) incastrarsi nel cimino, spaccando lenza o terminale!
  • Accostate lentamente - in traina, sia che siate in navigazione a vela che a motore, se avete più di una lenza in acqua non fate mai virate brusche! Rischio intreccio immediato ed ingarbuglio disastroso delle lenze.
  • Lenze pimbate a corto, lenze a galla filate lunghe - Sempre per evitare intrecci in traina, dobbiamo ricordare sempre che le lenze corte (20-40 mt) seguono + rapidamente la traiettoria delle accostate, rispetto a quelle filate lunghe (30-50 mt). Allo stesso modo, quelle piombate, seguiranno meglio e prima rispetto a quelle a galla. Per evitare impicci sarà quindi logico tenere le lenze piombate a corto e quelle a galla a lungo. Con 2 lenze nessun problema, con 3 lenze in acqua, mettete al centro e corta quella piombata, ai lati, ben divaricate, quelle a galla.
  • All'abboccata, accostate lentamente dal lato della canna che ha preso il pesce - Diminuirete la fatica del recupero, oltre ad evitare che il pesce in fuga passi sulle altre lenze non impegnate (da far recuperare immediatamente a qualcuno dell'equipaggio!).
  • Se abbocca un pesce, non fermate mai la barca! - Non bisogna MAI far allentare la lenza, mai farla andare in bando altrimenti il pesce si slamerà all'istante. All'abboccata, se siete a motore, mettete al minimo ma mai in folle, se siete a vela, allascate un pò le vele per lallentare, ma NON fermatevi! Consiglio di mantenere un pò di velocità anche mentre si guadina il pesce, così si diminuirà il rischio di farlo scappare sotto il timone o la carena. Sarebbe rottura immediata della lenza.

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