sabato 7 dicembre 2013

All Is Lost - Tutto è perduto. Il Film

Un film di J.C. Chandor. Con Robert Redford Titolo originale All Is Lost.
Nuovo progetto di J.C. Chandor, regista che si è fatto notare con il suo film d'esordio, Margin Call, e che ha come protagonista Robert Redford.
Un film 'pragmatico' che restituisce dignità alle cose e alle persone, rivendicando la manualità
Un uomo naviga a vista sull'Oceano Indiano. Colpito un container alla deriva, ripara la falla e libera lo scafo dall'acqua imbarcata. Accomodato il danno, riprende la navigazione minacciata da lontano da nuvole nere. Abile e previdente, si organizza per affrontare la tempesta che, forte e implacabile, ha la meglio sull'imbarcazione. Rovesciato, precipitato in mare, riemerso, arrampicato, scivolato, ferito, l'uomo getta in acqua un natante gonfiabile, attendendo che il vento e le onde si plachino. L'indomani sotto un sole timido recupera suppellettili, generi alimentari e oggetti di navigazione, guardando mestamente affondare la sua barca a vela. Munito di sestante e di saldo coraggio, si barcamena, calcolando la sua posizione sulla mappa nautica. Invisibile alle navi e ai mercantili che incrociano la sua rotta, non si arrende alla natura e alle incessanti tempeste, rispondendo alla sua collera e rovesciando i suoi rovesci.
All is Lost è una storia di permanenza, la permanenza di un uomo in mare che si scontra con la fiera irriducibilità della natura. Diversamente dal capitano Achab (Moby Dick) e dal capitano Aubrey (Master and Commander), l'uomo senza nome di Robert Redford non ha balene bianche o fregate da inseguire per placare l'ossessione. Altrimenti ancora da Pi, il ragazzo indiano e naufrago di Ang Lee, il protagonista non ha una controparte con cui condividere l'esistenza e pochi metri di spazio. Di lui non sappiamo nulla se non le poche parole affidate al mare e allo spettatore, con cui si scusa giurando di averci provato. Perché a vivere lui ci ha provato davvero, resistendo in un oceano sempre più privo di mondo e delle cose perdute del titolo. Opera seconda di J.C. Chandor, All is Lostdura due ore ed è occupato da Robert Redford, completamento solo e alle prese con la sopravvivenza. Naufragio e lotta, attesa e ricordo, si alternano in un film salato, privo di dialoghi e grondante acqua. Tutto è acqua e tutto è perduto in acqua, elemento liquido da cui nasce la vita e da cui viene inghiottita. L'oceano, indifferente davanti all'impotenza del protagonista, lo lambisce, lo conduce, lo sprofonda e poi lo restituisce al suo affanno e al suo istinto, che gli suggerisce sempre cosa fare. E lui fa, fa tutto dentro un film 'pragmatico' che restituisce dignità alle cose e alle persone, rivendicando la manualità. Robert Redford di fatto è un makers che sfugge le logiche impersonali della produzione di massa, che crea e ripara rivelando allo spettatore l'importanza del 'saper fare'. Fare tutto il possibile per salvare l''investimento' più importante quando i marosi ci travolgono. Come Margin Call, film d'esordio sulla crisi economica, è concentrato sull'istante del crollo piuttosto che sulla ricostruzione storica dell'evento, così All is Lost 'sbatte' contro il personaggio, lasciando lo spettatore senza appiglio se non quello di testimoniarne la resistenza. Chandor non presenta il protagonista, non gli produce un passato ma strumenti nautici per ritrovare la rotta ed evitare i luoghi comuni di una storia, quella del naufrago, letta e vista tante volte. All is Lost si disinteressa della crescita morale del suo personaggio, tuffandolo in una natura che lo eccede e a cui scampa con abilità manuale, rilanciando la vita e la volontà di restarci. La banca affondata diMargin Call è infine il contrario speculare del natante inaffondabile del protagonista, le parole con cui diceva l'astrazione della finanza l'inverso dei silenzi in cui agisce il corpo biondo di Robert Redford, la cui fotogenia è ancora una volta spesa in favore del progresso civile e del 'futuro artigianale' profetizzato da Philip K. Dick.



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